ROMA
Il processo di espansione
modificò la struttura economica dello stato; le immense
conquiste territoriali, dalle quali affluivano incalcolabili
ricchezze, determinarono la crisi della struttura agricola
su cui poggiava l’Italia; mentre Roma cercò di
forzare le proprie strutture politiche per adattarle alla
gestione delle province, senza modificare sostanzialmente
i rapporti di potere, si affermò la classe dei cavalieri.
Importantissime furono poi le conseguenze culturali dell’espansione
in oriente, che modificarono indelebilmente i connotati della
civiltà romana. La guerra servile in Sicilia (136-132
a.C.) aprì un periodo di forti tensioni sociali: il
tribunato di Tiberio Gracco (133 a.C.) cercò di favorire
la distribuzione delle terre pubbliche alla plebe; Fulvio
Flacco (125 a.C.) tentò senza successo di estendere
la cittadinanza romana agli italici; Gaio Gracco (123 a.C.)
riprese la politica del fratello Tiberio, ma fu assassinato
nel 121 a.C. La guerra sociale (90-88 a.C.), condotta dagli
italici che rivendicavano la cittadinanza, fu espressione
della profonda crisi strutturale che sfociò nella guerra
civile. Lo scontro vide come protagonisti dapprima Mario e
Silla (88-82 a.C.), quindi, dopo lo scioglimento del primo
triumvirato (Cesare, Pompeo, Crasso, 60-53 a.C.), Pompeo e
Cesare, cui si deve la conquista della Gallia e della Britannia.
All’uccisione di Cesare (44 a.C.) seguì una nuova
guerra civile, che ebbe come contendenti Ottaviano e Antonio.
Stabilitosi a Roma con l’appoggio del senato, Ottaviano,
dopo un temporaneo accordo con il rivale (secondo triumvirato,
43 a.C. con Ottaviano, Antonio, Lepido) per eliminare i cesaricidi
(Filippi, 42 a.C.), lo attaccò decisamente in oriente,
dove questi aveva stretto alleanza con la regina egizia Cleopatra.
Ad Azio (31 a.C.) Ottaviano ottenne una vittoria decisiva
e procedette a definire il proprio potere personale (auctoritas):
in essa, garante della pace, della tradizione e delle esigenze
di tutte le classi sociali, si riconoscevano tutte le componenti
dell’organismo di comando imperiale. Determinante fu
la riorganizzazione amministrativa e militare dell’impero,
che determinò in particolare una nuova dinamica sociale.
Il potere legato alla persona e non alle istituzioni favorì
nei successori (dinastie Giulio-Claudia e Flavia) la tendenza
a diversificare metodi di governo, comportamenti e consensi
politici. Se Tiberio (14-37 d.C.) e Claudio (41-54) si dimostrarono
eredi dell’equilibrio e della pace ricercati da Ottaviano,
Caligola (37-41), Nerone (54-68) e Domiziano (81-96) inclinarono
verso modelli tipicamente orientali (autocrazia, teocrazia),
mentre Vespasiano (69-79) e Tito (79-81) furono oculati amministratori
delle risorse statali.
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