CAGLIARI
La città di Cagliari,
d'aspetto assai moderno, è addossata a una collina
tra due stagni salati.
Fin da epoca preistorica esistevano villaggi sui colli prospicienti
il golfo di Cagliari, ma il centro vero e proprio risale a
uno stanziamento fenicio del VII sec. a.C. a cui si sovrappose,
infine, un nucleo urbano cartaginese.
Probabilmente municipio
in età sillana, ricevette la piena cittadinanza da
Giulio Cesare (Caralis o Karalis). Sede vescovile nel IVsec.
e centro di cultura cristiana nella prima metà del
V sec., in seguito all'immigrazione dei vescovi d'Africa costretti
all'esilio dai Vandali, occupata da questi ultimi nel 454,
fu riconquistata da Giustiniano nel 534. Successivamente fu
saccheggiata da Goti e Arabi; questi ultimi si imposero con
incursioni e brevi occupazioni fino all' XI sec., quando la
città entrò nell'orbita delle attività
delle repubbliche marinare di Genova e Pisa. Fu dal 1258 in
mano ai Pisani, che vi costruirono il celebre Castrum Kallaris
(1270) e il duomo dedicato a santa Cecilia (1312). Dal 1326,
dopo un'aspra lotta con Pisa, divenne possesso degli Aragonesi,
fu sede del viceré e del parlamento sardo (gli stamenti).
I quattro secoli di dominazione catalana e poi spagnola diedero
alla città una caratteristica e profonda impronta.
Nel 1708, durante la guerra di Successione spagnola, Cagliari
fu cannoneggiata dagli Inglesi e occupata da essi in nome
dell'Austria, cui passò col trattato di Rastatt (1714).
Quattro anni dopo, col trattato di Londra, applicato nel 1720,
fu ceduta con tutta l'isola ai Savoia, conservando però
gli antichi privilegi e diritti. Respinto nel 1793 un tentativo
d'invasione francese, fu dal 1799 al 1815 capitale del regno
di Sardegna, e residenza dei Savoia. Rimase una importante
piazzaforte fino al 1862, allorché le opere difensive
furono smantellate. Durante la seconda guerra mondiale fu
colpita più volte da bombardamenti aerei.
Resti monumentali di età punica sono alcune cisterne
in roccia, mentre al periodo ellenistico risale un santuario
con una cavea davanti al recinto sacro. Di età romana
sono l'acquedotto ( I sec. d.C.), numerosi edifici, l'anfiteatro
(risalente al II secolo d.C., è uno dei più
notevoli edifici romani in Sardegna) e le terme.
Il materiale archeologico ritrovato nell'area della città
va dalle terrecotte figurate ai bronzetti, ai vasi e alle
monete, il tutto conservato presso il locale Museo Nazionale
Archeologico.
Tra le principali costruzioni religiose della città,
che subì nei secoli gravi distruzioni, si ricordano
la chiesa dei Santi Cosma e Damiano (già San Saturnino),
risalente a età paleocristiana è il più
antico monumento della cristianità in Sardegna e nelle
sue forme primitive ricorda anche l’architettura di
tipo arabeggiante, la cattedrale Santa Maria di Castello,
del XIII sec. (all’esterno conserva caratteri di architettura
spagnola), rimaneggiata nel XVII (ma la facciata è
stata rifatta più recentemente, nel 1933), che conserva
all'interno due pulpiti formati con le parti di quello romanico,
smontato per far posto a quello gotico, di Maestro Guglielmo
(1159-1162), proveniente dalla cattedrale di Pisa, e la chiesa
della Purissima (XVI sec.) in forme gotico-aragonesi.
I bombardamenti del 1943 distrussero quasi completamente la
chiesa di San Domenico, fondata nel 1254.
Notevoli sono i resti delle fortificazioni erette dai Pisani:
torre di San Pancrazio (1305), torre dell'Elefante (1307),
porta dei Leoni e, fuori della cinta muraria, castello di
San Michele.
|