ROMA
L’integrazione fra
genere architettonico e figurativo fu il tema fondamentale
della produzione artistica dell’epoca: ne sono esempi
significativi la Domus Aurea neroniana (ritornata visitabile),
ricca di dipinti (forse di Fabullus) e stucchi decorativi,
il Palazzo della Cancelleria dei Flavi, il Colosseo (Anfiteatro
Flavio), la Domus Augustana (palazzo imperiale di Domiziano
sul Palatino), l’Arco di Tito.
La tendenza neo-attica, presente nei modelli architettonici,
tende a scomparire nelle espressioni figurative, sostituita
da soluzioni di prospettiva spaziale e di plasticità
ignorate dal classicismo (corteo trionfale dell’Arco
di Tito). Mosaici a colori (emblemata) e in bianco e nero,
bassorilievi (Colonna Traiana), pitture murali (ville di Pompei)
riproposero il compromesso fra realismo ed ellenismo, mentre
in architettura si andò sviluppando la concezione dell’utilitas,
basata sull’evoluzione delle forme classiche e sul loro
uso adattato alle esigenze urbanistiche, militari e civili,
presenti nella ristrutturazione e nella fondazione delle città
imperiali.
Propugnatore di questa tendenza fu l’imperatore Adriano
(117-138) alla cui volontà si deve la ricostruzione
del Pantheon, del tempio di Venere e dei complessi suburbani
di Villa Adriana a Tivoli.
Nelle arti figurative si andò affermando il nuovo stile
scultoreo e pittorico, basato su motivi a chiaroscuro, che
trionfò nell’epoca degli Antonini (134-192; base
della Colonna di Antonino Pio, ritratti di Lucio Vero e Commodo).
La contemporanea nascita di una scuola scultorea a Efeso,
diffusasi in tutto l’oriente (Palmira, Petra, Baalbek)
preparò l’evoluzione dell’arte romana compiutasi
nell’età dei Severi (sec. III): distacco dal
realismo e dal naturalismo, uso dell’allegoria, effetti
ottici di carattere illusionistico sono elementi innovativi
già presenti nella colonna dedicata a Marco Aurelio,
dove per la prima volta compare, nella narrazione, un elemento
miracolistico attribuito all’imperatore (pioggia che
salva l’esercito romano).
L’arco di Settimio Severo e l’arco di Leptis Magna
(città natale dell’imperatore) ripresero i motivi
del rilievo storico già presente in opere precedenti
(arco di Tito, arco di Traiano a Benevento), ma le gesta dell’imperatore
sono viste in chiave epico-drammatica e non più celebrativa.
L’effetto rarefatto è ottenuto tracciando, attorno
alle figure, profondi solchi con il trapano elicoidale. Anche
la pittura e il mosaico seguirono la tendenza allegorica e
illusionistica (ritratti a encausto a Fayyum in Egitto, mosaici
pavimentali policromi prodotti in Libia e in Sicilia).
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