REGGIO
CALABRIA
Tradizionalmente legata alla
Sicilia (soprattutto a Messina) da stretti vincoli commerciali,
si schierò con essa nella rivolta antiangioina (Vespri
siciliani, 1282) e diede appoggio alle forze aragonesi nella
successiva guerra del Vespro.
La pace di Caltabellotta (1302),
tuttavia, assegnò la città agli Angioini del
regno di Napoli sotto i cui sovrani nel corso del XIVsec.
ottenne estese prerogative comunali. Coinvolta nelle lotte
di successione fra Angioini e Durazzeschi, fu conquistata
e persa da entrambi i partiti; prevalso definitivamente Alfonso
V il Magnanimo, re di Sicilia, Reggio fu da questo (1443)
tolta a Renato d'Angiò e per l'aiuto che i Reggini
avevano prestato a quest'ultimo, la città fu privata
delle prerogative di capoluogo della Calabria in favore di
Catanzaro. Reintegrata nei suoi diritti da Ferdinando I (1465),
conquistata da Consalvo di Cordova per Ferdinando II il Cattolico,
nel XVI sec. venne più volte devastata dalle incursioni
barbaresche e turche, avviandosi a progressiva decadenza che
ebbe il suo epilogo nel terremoto del 5 febbraio 1783.
Occupata dai Francesi nel 1806, nel 1810 fu da Napoleone eretta
in ducato per uno dei suoi generali, Oudinot. Ebbe quindi
parte notevole nei moti liberali e risorgimentali e, dopo
la conquista garibaldina del 22 agosto 1860, entrò
a far parte del regno d'Italia. Ricostruita dopo il terribile
terremoto del dicembre 1908, che fece oltre 40.000 vittime,
durante la seconda guerra mondiale subì gravi distruzioni
per i pesanti bombardamenti che prepararono l'occupazione
della città da parte delle truppe dell'8ª armata
britannica (3 settembre 1943).
L'impianto urbanistico attuale occupa l'area dell'antico centro;
la zona del foro coincide con l'attuale Piazza Italia; è
stato possibile identificare il tracciato delle mura, al di
là delle quali, lungo la costa, sorgeva il santuario
di Artemide. Sono stati rinvenuti anche resti di edifici termali
e di abitazioni private con interessanti mosaici.
I principali reperti archeologici della regione calabra e
lucana sono conservati nel locale Museo, che raccoglie, in
diverse sezioni, materiale dall'età preistorica a quella
ellenistica e i famosi “Bronzi di Riace”.
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